Buon lunedi a tutti/e, eccomi con una nuova recensione del libro dal titolo Ci vediamo nel mio Paradiso di Christel e Isabell Zachert edito dalla Tea editore.
Un altro libro della collana esperienze, un'altra storia vera molto forte, un inno alla vita spezzata troppo giovane.
Titolo: Ci vediamo nel mio paradiso
Titolo originale: Wir treffen uns wieder in meinem Paradies
Autore: Christel e Isabell Zachert
Editore: Tea
Collana: Esperienze
Pagine: 219
Prezzo: 8 euro
Anno di pubblicazione: 1998
Autore: Christel Zachert, nata a Berlino, si è sposata nel 1961 dopo aver portato a termine la propria formazione professionale in ambito commerciale. Trasferitasi con il marito Bonn, ha avuto tre figli: Christian (1962), Isabell (1966) e Matthias (1967). Dal 1971 al 1982 ha lavorato nell'ufficio di pianificazione finanziaria di un'azienda tedesca e dal 1984 esercita la libera professione come consulente finanziario. Recentemente ha dato vita alla Fondazione Isabell Zachert, che si propone lo scopo di aiutare bambini malati di tumore e i loro famigliari, tra l'altro con l'istituzione di centri che permettano ai genitori di passare la notte con i propri figli negli ospedali, con l'assistenza psicologica dei pazienti e delle loro famiglieo , in casi particolari, con aiuti mirati in caso di difficoltà finanziaria.
Trama: Isabell ha solo 15 anni quando le viene diagnosticato un cancro al polmone.
Da subito decide di lottare contro la malattia, aiutata dall'amore incondizionato dei famigliari e degli amici. Il suo ultimo anno di vita è la testimonianza di uno straordinario coraggio, di un'immensa voglia di vivere, una stupefacente capacità di non perdere mai la speranza, nonostante tutto, fino all'ultimo. Dieci anni dopo sua madre ha ricostruito la storia di quel terribile anno affiancando ai suoi commossi ricordi le pagine di diario e le lettere scritte da Isabell. Ne è nato un libro che è un vero e proprio inno alla vita.
Il mio pensiero
Questo è stato il mio primo contatto con la storia di vita vera, molto toccante e da qui ho capito di amare molto questo genere, mi ha fatto piangere parecchio...
Questa è la storia di Isabell Zachert una ragazza di soli 15 anni che scopre di essere malata di cancro.
Lotta per un anno intero, aiutata e supportata dal calore e dall'affetto della sua famiglia e degli amici.
Ma il cancro ai polmoni è molto più forte di lei e Isabell si spegne all'eta di 16 anni il 17 novembre del 1982.
La madre di Isabell, Christel dopo dieci anni di distanza decide di dare una grande speranza a tutti quelli che ne hanno bisogno scrivendo questo libro, scritto a quattro mani, perchè ci sono i pensieri e i giudizi di una madre e gli estratti del diario di Isabell.
Quello che si legge in questo libro non è la sofferenza, la rabbia o la paura per questa tremenda malattia, ma è tutta la gioia di vivere di Isabell, del suo immenso coraggio, da far sentire chi legge piccolo ed egoista.
Le parole di Christel, ma sopratutto quelle di Isabell, ci fanno capire quanto siano flebili i nostri piccoli problemi quotidiani.
Un libro scritto con il cuore, una vera lezione di vita.
CITAZIONI DAL LIBRO:
" Il mio desiderio di vivere è fortissimo, ma non ho più paura di morire. Se questi sono stati i miei ultimi giorni di vita, sono stati senza dubbio i miei giorni più belli."
Non voglio fare spoiler ma voglio pubblicare questa lettera che Isabell scrisse al suo medico che la teneva in cura prima di morire, una lettera che da i brividi solo per le parole che scrive questa ragazzina così coraggiosa.
Dal diario di Isabel:
13.11.1982
Mio caro dottor Tobellius!
Mi preme confidarle i miei sentimenti più riposti, e siccome so che ormai non potrò più importunarla, vorrei farlo in modo molto franco.
D'altra parte oso scriverle queste cose soltanto perchè credo che lei proverà per esse quanto meno comprensione, e forse anche un po' di gioia.
Le avevo promesso di non commettere sciocchezze durante la sua assenza.
Mi dispiace molto che sia subentrata una complicazione, ma le prometto che farò tutto il possibile per resistere almeno fino a quando lei non sarà di ritorno.
Forse la sua presenza mi darà ancora una volta la forza per tenere duro un altro po', così avremo ancora del tempo da trascorrere insieme.
I miei sentimenti per lo meno mi dicono che ce la posso fare.
Quando la vedevo tutti i giorni, i momenti passati con lei erano per me sempre i più belli della giornata.
La notte spesso ho sognato quanto sarebbe bello se anche lei provasse per me la stessa simpatia che io provo per lei.
Può sembrare presuntuoso che io, una ragazzina, possa pensare che un uomo arrivato come lei rivolga la sua attenzione proprio a me. Sono anche perfettamente consapevole di non poter ancora essere la sua compagna ideale. Dal punto di vista intellettuale non potrei certo essere un interlocutore soddisfacente.
Ma nei miei sogni ho pensato tante volte che dopo la mia guarigione lei sarebbe potuto diventare per noi un amico di famiglia e che poi, col passare degli anni, avrei potuto interessarla sempre di più, fino ad arrivare al suo livello nei punti decisivi.
Questo era, come detto, un bel sogno, e so che è troppo audace. Per questo non ho mai osato sfiorare col dito la bolla di sapone in cui il sogno è racchiuso, per paura che svanisse.
Come ho già detto all'inizio, vorrei tanto resistere fino al suo ritorno, ma purtroppo non sono certa di riuscirci. Per questo motivo metto per iscritto i miei pensieri, nella speranza che essi possano trasmetterle qualcosa del mio amore, della mia fiducia, della mia grandissima stima e ammirazione.
Ho spesso il desiderio di stringermi a lei e immagino che lei mi tenga stretta a sè e mi dia forza.
Ho dipinto per lei un quadro che rappresenta una rosa con una minuscola gemma. Lei è la rosa, grande, bellissima, piena di vita e io sono la gemma che cerca protezione presso di lei.
Se dovessi morire, il che è molto probabile anche se non sicuro, rimpiangerei soltanto una cosa di questa vita terrena: non aver amato e sposato un uomo. Non so se questo pensiero le riesce gradito, ma il matrimonio con lei per me sarebbe stato meraviglioso.
Mi perdoni l'eccessiva confidenza, ma mi da moltissima gioia poterle comunicare i miei pensieri più segreti senza metterla in imbarazzo.
Nessuno conoscerà il contenuto di questa lettera, neppure i miei genitori, anche se in essi ho una fiducia illimitata.
Non so però se a loro farebbe piacere essere a conoscenza di questi miei sentimenti, perciò l'unico che li conosce è lei.
Non ho nessuna paura della morte. Lei, il dottor Petri e il dottor Kern mi avete tolto ogni timore riguardo alle sofferenze, e in questi ultimi giorni sono stata serena come non mai.
Molti sono sopresi, si vedono tante persone abbattute e angosciate di fronte alla morte. Io però credo che dopo la morte ci sarà un'altra vita, proprio come la desidero, in cui potrò provare che cos'è l'amore per un uomo.
Sono anche disposta ad aspettarla per conoscere i suoi sentimenti nei miei riguardi.
Ho però la ferma intenzione di continuare a vivere, se lei ritorna. Forse per lei sarà imbarazzante venire da me dopo che le ho rivelato i miei sentimenti in modo così palese.
Non deve però temere che con questa lettera io voglia influenzarla.
Non farò riferimento alle lettera, così lei sarà libero di accennare a questo argomento oppure no.
Lei è, e resta un uomo libero, e io ho voluto rivelare i miei sentimenti nella speranza di procurarle la gioia. Una volta lei ha detto a mia madre di volermi bene. Perciò ho pensato che le mie dichiarazioni potrebbero farle piacere.
Il mio desiderio di vivere fino al suo ritorno è davvero grande, visto che le ho promesso di non combinare guai.
Non vorrei neppure che lei si sentisse in colpa per non essere stata presente al momento della mia morte.
Io però credo ai miracoli. Perchè il tumore non dovrebbe darsi per vinto, vedendo quanto forte è la mia voglia di vivere? Accetterei mal volentieri di affrontare nuovamente le sofferenze di una terapia, le probabilità di guarigione sono troppo scarse.
Dio mi concederà di vivere senza terapia, oppure mi farà morire anche con la terapia.
Ho certo voglia di vivere, ma non ho paura della morte.
Dovessero essere questi i miei ultimi giorni, sarebbero di certo i più felici.
Spesso mi sono chiesta come mai un uomo simpatico e straordinario come lei non ha moglie. Probabilmente perchè la vita in ospedale la tiene tanto occupato e le dà tante soddisfazioni da non farle sentire il bisogno di averne una. Questo pensiero mi ha resa un po' triste: se così stanno le cose, lei non ha bisogno neppure di me.
La prego di non considerarmi presuntuosa e supponente, visto che sembro avere di me un'opinione così alta, ma mi sento così piena di forza, di vita e di amore da ritenere tutto il resto nient'altro che frottole.
Per me sarebbe meraviglioso se potessi realizzare il desiderio di rivederla.
Non ci sarebbero malintesi e vicino a lei mi sentirei al sicuro. Mi stringerei a lei forte forte, sarei tutta sola con lei. Sarei veramente felice se al momento della mia morte lei mi tenesse la mano. Prego Dio che lei non interpreti la mia lettera in senso sbagliato, che non si senta infastidito e che non mi consideri una sciocca.
Ma ritengo che sia ancora abbastanza giovane da comprendere i miei sentimenti.
In questo momento mi sento molto forte e non ho nessun male. Sento che la mia malattia è un dono di Dio.
Do coraggio a tante persone e con il mio atteggiamento positivo forse tolgo loro la paura della morte.
15.11.1982, ore 18.30
L'avrei vista tanto volentieri ancora una volta. La rivedrò nel mio paradiso.
Con amore profondo.
La sua Isabell
La sua Isabellina.
"Avevo sempre desiderato che al momento della mia morte mi tenesse per mano. La sua risata era così allegra! Lo chiamavo Tobi. Potevo permettermi di chiamarlo così?
In fondo però non era un Tobi qualsiasi, era il mio Tobi!"
15 Novembre 1982.
CONSIGLIATO ASSOLUTAMENTE
VOTO: 5/5....
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