Vediamolo nel dettaglio.
Titolo: Di Ilde c'è n'è una sola
Autore: Andrea Vitali
Collana: Narratori Moderni
Editore: Garzanti
Pagine: 160
Prezzo: 14,90 euro
Data di uscita: 21 ottobre 2013
Trama:
In luglio a Bellano fa un caldo della malora. L’aria è densa di umidità e
il cielo una cappa di afa. Eppure l’acqua che scorre rombando tra le
rocce dell’Orrido è capace di tagliare in due il respiro, perché è
fredda gelata, certo, ma anche perché nelle viscere della roccia il
fiume cattura da sempre i segreti, le passioni, gli imbrogli, le bugie e
le verità che poi vorrebbe correre a disperdere nel lago, sempre che
qualcuno non ne trovi prima gli indizi. Come per esempio una carta
d’identità finita nell’acqua chissà come e chissà perché. Brutta
faccenda. Questione da sbrigare negli uffici del comune o c’è sotto
qualcosa che compete invece ai carabinieri? Alla fine, a sbrogliare la
matassa ci pensa Oscar, operaio generico, capace cioè di fare tutto ma
niente di preciso, che da sei mesi è in cassa integrazione e snocciola
le giornate sul divano con addosso le scarpe da lavoro, con la punta
grossa. In quel luglio del 1970, offuscato dal caldo e dalle ombre tetre
della crisi economica, armato della sua curiosità ottusa Oscar fa luce
sui movimenti un po’ sospetti di Ilde, la giovane moglie dal caratterino
per niente facile, che forse sta solo cercando il modo di tirare la
fine del mese come può.
In Di Ilde ce n’è una sola,
Andrea Vitali torna ai fatidici anni Settanta, alle ristrettezze che
seguono il boom economico, alle fatiche di far quadrare il bilancio di
casa, all’irridente spavalderia di chi invece ce l’ha fatta e crede di
aver domato il mondo e l’avvenire. Con l’umorismo spesso salace della
sua scrittura, Vitali ci regala un’altra pagina del suo interminabile
romanzo lacustre, specchio di vite semplici e reali in cui può
riconoscersi ognuno di noi.
Autore:
Andrea Vitali
Confesso che sin da giovane ho avvertito la necessità di scrivere, di usare la scrittura come mezzo di comunicazione con gli altri.
All'inizio quindi era la scrittura, non concepita come esercizio solitario - nessun diario nella mia infanzia e nemmeno nella gioventù - ma come esperienza da condividere.
Insomma, ci voleva qualcuno che leggesse quel che scrivevo. Fu proprio
grazie a mio padre che, alla fine, compresi come potevo indirizzarla.
Mio padre, va detto, era un uomo
di poche parole: casa, lavoro, telegiornale e poi a letto, dove spesso
tirava tardi leggendo. Era la sua regola e, con il passare del tempo, è
divenuta anche la mia. Alla quale, ogni tanto, lui si concedeva
un'eccezione. In quel caso chiacchierava un po' di più, raccontava
storie, avventure che gli erano capitate quand'era giovane o che aveva
sentito raccontare da altri. Accadeva di rado, a occhio e croce a ogni
cambio di stagione. Fu proprio durante un passaggio di stagione,
dalla primavera all'estate, che ascoltandolo ebbi l'idea di scrivere un
romanzo, il primo, Il procuratore.
Fu così che il mio genitore si
lasciò andare sull'onda dei ricordi e poiché la sua generazione ebbe la
vita tristemente offesa dalla guerra, raccontò aneddoti guerreschi.
Ricordo l'avventura di un salame, partito insieme con lui da Bellano per
raggiungere l'isola di Rodi e finito poi, misteriosamente, nella pancia
di un gatto; e quella di un lungo pomeriggio trascorso seduto sull'ala
di un aereo da ricognizione planato, per avaria, in mare aperto. Non ci
sono, come si vede, morti o feriti: non credo che mio padre abbia mai
tirato un colpo d'arma da fuoco contro qualcuno, fece la guerra
perché vi fu obbligato, come tanti altri, e come tanti altri ritornò con
un carico di racconti che ogni tanto serviva ai figli.
Ecco Il procuratore è stato il mio punto di partenza;
il 1988 l'anno in cui ho cominciato a rubare storie per restituirle
scritte su carta. Ma anche l'anno in cui ho cominciato a ripensare
all'infinità di storie che avevo già sentito e che aspettavano solo di
essere raccontate.
Da allora non ho più smesso di ripensare a quelle che già so né di andare alla ricerca di quelle che ancora non conosco. E, a dire la verità, non ho proprio nessuna intenzione di farlo.
Ecco una serie di link interessanti:
ALTRO LIBRO DI VITALI MOLTO INTERESSANTE.
VOI COSA NE PENSATE?
Sembra bellissimo e poi gli uomini imparato grazie alle storie, o almeno così scrisse Gregory Bateson.
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